Ciao Riccardo, come va?

Roma (RM)

Ciao Riccardo, come va?

Che ti devo dire. Tecnicamente va tutto bene, niente per lamentarmi: sto in salute, lavoro, guadagno bene, volendo. Poi in famiglia siamo tutto-sommato-a-posto e penso di poter dire che vivo con una persona che mi vuole bene. Però come sai io punto ad altro, all’eternità, in un verso o nell’altro, e quindi tendo a pensare che le cose non siano mai come le voglio io.

Eh lo so, come tutti, uno non si accontenta mai.

È vero. Ma a capirlo! Uno dovrebbe farselo entrare in testa. Ma finché non ci arrivi da solo, non conta pensarlo e volerlo e sentirtelo ripetere.

Ma non ho capito: il lavoro che fai non ti garba?

Sì che mi garba, e quello è un problema. Perché se non mi garbasse smanettare con i computer, comprarli e rivenderli, e metterci le mani a modo mio, spesso pagato, magari mi sforzerei a cambiare tutto. E invece io ci sto tutto sommato bene, lì dentro; non sempre, ci sono le rotture di coglioni, alla fine è un pensiero costante, e poi non ti scordare che io ho seguito perché ci metto la vita e la faccia, in tutti i sensi; perché se mi dovessero giudicare solo per come mi comporto, per quello che ALLA FINE REALIZZO, sarei finito da un pezzo. È un dare e avere e alla lunga tutti vogliono tornare a casa con qualcosa. Ma la gente mi vuole bene perché non la prendo in giro, non mi vendo se non a me stesso, non mi accontento di come sono. Quindi generalmente, dicevo, in questo mondo ci sto bene; quando ci penso trovo sempre il modo di andare avanti e di divertirmi. E poi ormai sono navigato, ancora più bravo di tanti altri a presentare le cose, nonostante l’impegno zero che ci metto, perché io ci metto poco a fare quel che serve. E si guadagna pure bene, come ti dicevo prima. Però, sai cosa, non mi soddisfa più. Il mio lavoro attuale non dimostra più agli altri chi sono. Non mi esprimo con i video YouTube, né con le foto, né con il resto. Forse con lo scritto, un tempo, ci stavo per provare sul serio, ma ormai non lo faccio più perché… boh, non lo so. Non porta e niente, ecco. La gente non ti legge, alle aziende figurati se interessa, e alla fine arrivi ad un punto morto: solo tue pippe mentali e problemi che hanno avuto tutti i cristiani e i non cristiani. Perché le tue cose dovrebbero essere diverse?

E allora cosa vorresti fare?

Vorrei solo pace! Una testa spenta, senza ambizioni e senza io, senza pensieri se non quelli che degli ultimi cinque istanti… e poi pensare solo al sole, al cibo, alle storie dei libri, ai giochi sul Saturn la domenica mattina, ad andare al parco di pomeriggio quando c’è bel tempo e mangiare un grosso gelato, con la testa fluida e limpida e concentrata. Niente dimostare, e fare, e crescere, e migliorare, e non ingrassare, e non ti abbassare al livello degli altri, e se ne pentirà di averti… scusa, esagero. In verità vorrei solo successo. Vorrei vedere le mie canzoni, che ora come ora sono la mia espressione artistica più recente - o meglio, potrebbero esserlo, perché se non mi decido a metterle giù e finirle non contano niente - nei bar quando passo, nelle bocche delle persone. Un tempo avrei voluto essere riconosciuto. Ora non mi frega. Uno sconosciuto appagato, ecco. Servirebbe solo alla mia autostima. Credo sia solo autostima. Dimostrare quanto sono bravo per avere consenso e appagamento da quello. Tristissimo, cristo.

Te l’ho già sentito dire anni fa. È il problema di molti, e credo pure non ci sia soluzione. Sei abbastanza intelligente da capire che non c’è scampo, perché neanche il successo ti basterebbe, neanche i soldi, la fama, la tua statuina in edicola, come Zerocalcare. Tanti artisti sono morti cercando questo, impossibili, tormentati, senza pace, fuori di testa. E quelli che si sono bruciati con la droga hanno sofferto meno di quelli che hanno cercato una via onesta e legittima. Pure loro alla fine avrebbero potuto solo staccare, e smetterla di fare quello che non riuscivano più a sopportare. Perché non l’hanno fatto? Perché non lo fai pure te che, mi pare di capire, hai soldi da parte e… insomma, sei tranquillo?

Lo so, lo so. Però io a volte credo di riuscirci, vedo o sento una via da seguire, un attimo di luce, ma sono istanti e quando finisce sto peggio di prima. Caricarsi di lavoro è un bel modo per pensarci meno e semplicemente fare delle cose. Ma devono essere il seguire un destino, il seguire un istinto, non cose fine e se stesse. Devi seguire una via che non sai dove va a finire. Non so spiegarla questa cosa, non sono bravo e ho smesso pure di provarci. Tanto credo sia solo un mio contorto punto di vista. Niente di illuminato né illuminante. Forse materiale da lavoro, ma tutto è materiale da lavoro, là fuori.

Ma poi, scusa, perché ti manca autostima? Per il 90% delle persone sei un personaggio famoso. Molti pagherebbero per essere come te. Certi ragazzi prendono i tuoi progressi come esempi da seguire. Ti ricordi Il Mordente? Ti ricordi la raccolta dei computer?

Credo dipenda da quando ero piccolo, dalle incertezze del corpo grasso, dai bulli, ecc. Che poi ora non sono certo insicuro, magari troppo ambizioso e altezzoso. E poi non voglio più stare a Roma. Ora mi sono impuntato su questa cosa e non transigo. Prima dicevo della pace, e io la raggiungo in mezzo ai boschi, o comunque nella natura, quando torno animale che viene dall’universo e che tornerà nell’universo. Il mare è scombussolamento, e rinascita continua e infinita, non si ferma neanche a ignorarlo; la montagna punta al cosmo, ambisce alle stelle, è stabile, ha due gambe piazzate a terra e aspetta. Basta movimenti e scombussolamenti banalizzanti.

Tutte queste cose le dici a qualcuno?

No, non per intero. Un pezzo qua, un pezzo là. Così sembra una crisi di mezza età anticipata, e non ci pensiamo più.